sabato 14 marzo 2009

TARTARUGHE COL COSTUME DA BAGNO

Esistono sette specie di tartarughe marine, cinque delle quali considerate dalla International Union for Conservation of Nature (IUCN) come specie in pericolo o in pericolo critico di estinzione. La tartaruga embricata, la tartaruga bastarda e la tartaruga liuto sono specie in pericolo critico. Le femmine non si riproducono ogni anno e possono impiegare decenni per raggiungere la maturità sessuale. L’accoppiamento avviene in acque limitrofe alle spiagge dove depongono le uova, in zone tropicali, subtropicali o temperate calde. Le cure parentali sono minime, anche se varie covate vengono deposte ogni stagione rirpoduttiva, con un centinaio di uova a covata.

I piccoli di solito emergono di notte quando la temperatura è più bassa, usando la luminosità del mare per trovare l’acqua. Sebbene sia prodotto un gran numero di piccoli, il tasso di mortalità è elevato, poiché molti predatori catturano i piccoli ancor prima che raggiungano il mare aperto.

Oggi le probabilità che una tartaruga viva a lungo o che raggiunga la maturità sessuale sono esigue. Le tartarughe sono vittime della raccolta delle uova, del carapace, della pelle e del grasso per i mercati nazionali ed internazionali (il commercio internazionale è illegale, così come quello nazionale in molti paesi). Centinaia di migliaia di tartarughe vengono uccise accidentalmente ogni anno perchè catturate (bycatch) negli ami del palangrese e nelle reti a strascico. Habitat importanti per la riproduzione o l’alimentazione vengono distrutti da uno sviluppo costiero incontrollato.

Le luci delle strade e dei palazzi costruiti vicino alle spiagge di nidificazione possono disorientare i piccoli portandoli lontano dal mare, dove muoiono disidratati o predati.

Le aree di alimentazione sono danneggiate dalla pesca eccessiva, dalla sedimentazione e dalla distruzione della barriera corallina e delle praterie marine. Predatori invasivi come volpi, maiali e cani mangiano le uova prima che della schiusa.

Le minacce sono ingenti, amplificate dal fatto che queste sono specie altamente migratrici che utilizzano diversi tipi di habitat sulla terraferma, vicino la costa e in mare aperto.

L’IMPATTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Le tartarughe marine nuotano nei mari del mondo da 100 milioni di anni e hanno già affrontato cambiamenti climatici nel passato, ma mai cambiamenti così repentini e di notevole portata, come quelli attuali. Con popolazioni che sono già in rapido declino, e la maggior parte delle specie sull’orlo dell’estinzione a causa dell’impatto antropico, il cambiamento climatico sarebbe il colpo di grazia.

Questo perché tutte le fasi di vita delle tartarughe sono profondamente influenzate dalla temperatura. Il sesso delle tartarughe è determinato dalla temperatura d’incubazione delle uova. Dato che temperature più alte producono femmine e quelle più basse maschi, sabbie scure e calde producono più femmine mentre sabbie chiare e più fresche producono più maschi. Piccoli cambiamenti di temperatura dovuti al riscaldamento globale possono cambiare il rapporto tra sessi, con una prevalenza di femmine. In molte spiagge di nidificazione già si assiste alla nascita di una maggioranza di femmine. Le temperature estreme sono un’importante causa di mortalità per varie specie di tartarughe marine. Un basso tasso di schiusa è stato associato a temperature superiori a quelle idonee per lo sviluppo, causando stress da calore, mortalità embrionale o lo sviluppo di piccoli debilitati o di dimensioni ridotte inferiori. L’incubazione delle uova richiede una temperatura di 25-32°C. La temperatura di alcune spiagge ora supera i 34°C, risultando spesso letali. In approfonditi studi di alcune spiagge della Grande Barriera Corallina sono state rilevate temperature estive pari a circa 36°C.

L’aumento della temperatura del mare, dovuto ai cambiamenti climatici, ha determinato la scomparsa di importanti aree di alimentazione per le tartarughe, sbiancando il corallo e inaridendo le praterie marine. L’aumentata intensità delle tempeste può distruggere o modificare le spiagge di nidificazione e danneggiare i nidi e le uova deposte. L’aumento delle precipitazioni, dovute alle tempeste, può essere la causa della perdita delle praterie marine e dei siti di nidificazione, essendo state già associate a ridotti tassi di crescita e di riproduzione delle tartarughe verdi nel Queensland.

L’innalzamento del mare, causato dal riscaldamento globale, può ulteriormente erodere le spiagge dove le tartarughe depongono le uova. Cambiamenti nelle correnti oceaniche possono alterare le modalità di alimentazione delle tartarughe e i loro percorsi migratori.

Un maggior numero di tartarughe è stato recentemente registrato nel Regno Unito, mentre in Florida le tartarughe comuni sembrano nidificare in anticipo in risposta al riscaldamento globale.

Le tartarughe embricate, come altre specie, tornano a riprodursi nelle stesse spiagge dove sono nate 20-25 anni prima. Se sopravvivono a tutte queste minacce, tra 20 anni cosa troveranno le femmine di tartarughe che nascono oggi, quando torneranno a riprodursi sulle spiagge natie?

COSA SI PUO’ FARE?

Il WWF sta lavorando per ridurre tutti i tipi di minaccia che oggi stanno mettendo a rischio la sopravvivenza delle tartarughe marine, per aumentare le probabilità di sopravvivenza di molte generazioni ed infine di adattarsi alle mutate condizioni ambientali.

Proteggere e gestire appropriatamente le spiagge critiche per la nidificazione è essenziale, includendo anche la conservazione della vegetazione naturale delle coste e delle spiagge.

Ridurre la mortalità dovuta all’impatto della pesca, dell’eccessivo sfruttamento, del commercio illegale, e inappropriato sviluppo costiero aiuterà a salvare le tartarughe marine per le future generazioni. Ora deve essere fatto ogni sforzo per ridurre le emissioni di gas serra. Per specie a rischio di estinzione come le tartarughe, due gradi sono troppi.

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